Un carico di 56 ecoballe di plastica finisce in mare nelle acque di Cerboli cinque anni fa. Il comandante della nave non segnala il fatto e la coscienza della cosa arriva dall’inceneritore in Bulgaria che aveva acquistato il carico. La prima a sollevare il problema è l’Amministrazione Ferrari, poco dopo la nomina del commissario straordinario, l’ammiraglio Caligiore, che individua il punto ove si trova il maggior numero di balle (altre si sono mosse e forse sono sparse in tutto il golfo). L’Autorità garante per il Commercio blocca tutto per un probabile conflitto di interessi del contrammiraglio. Ferrari si rivolge al ministro dell’Ambiente Costa chiedendo un intervento diretto ma risponde che non è competenza sua bensì della Protezione Civile che deve dichiarare lo stato d’emergenza. Per la Protezione Civile: non ci sono i presupposti per dichiarare l’emergenza e le 40 balle restano in fondo al mare. Si scopre che la Regioni ha fatto scadere una fideiussione che avrebbe coperto i costi di recupero. Lo scorso 23 luglio il Governo decreta lo stato di emergenza e nomina come commissario Borrelli: il recupero inizia coordinato dalla Protezione civile.
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