Il risultato dell’incontro al MISE è stato deludente. A fronte del rinnovo della Cig ottenuti grazie ai Sindacati, governo e Regione, emerge una situazione di confusione e di incertezza allarmante per il futuro dell’industria. Quanto ai motivi si tratta di divergenze sulla valutazione economica degli asset dell’azienda o si riscontrano resistenze e mancanza di collaborazione del management indiano? Allo stato attuale non esiste certezza sul piano industriale sul quale dovrebbe avvenire la convergenza con Invitalia, nessuna proposta concreta di JSW riguardo agli investimenti, al tipo di prodotto e ai mercati da aggredire. Non esistano motivazioni per sospendere questa discussione fino alla definizione della due diligence. In un momento in cui l’acciaio sta producendo utili per tutti e potrebbero essere usate le risorse del PNRR per la riconversione dell’industria e per le bonifiche, Piombino resta al palo. Hanno fatto bene le organizzazioni sindacali a segnalare che, in assenza di risposte urgenti da parte di JSW, il governo dovrà verificare la disponibilità di altri interlocutori, disponibili a subentrare e a credere nel progetto. La città non può rimanere congelata in una bolla dall’inerzia. Il progetto industriale deve puntare, sull’acciaieria elettrica, sulla piena valorizzazione della produzione delle rotaie come core business strategico, sulla diversificazione e verticalizzazione dei prodotti in sinergia con Magona per i piani. Lo stato non può avere solo lo scopo di salvare un’azienda e neanche solo il comparto della siderurgia. Lo Stato, a Piombino, deve guidare il processo di riconversione del nostro sistema economico. A questo va aggiunta la rivisitazione delle aree periferiche allo stabilimento, le concessioni ed i permessi in genere.
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