Grosseto – Lamioni: Indispensabile la chiusura almeno alle 23 per i ristoranti e che non si vada oltre la data del 15 maggio per le somministrazioni anche all’interno

“Ancora una volta siamo a chiedere al Governo coerenza e attenzione per un settore che oramai è alla fame” Sono le parole decise del presidente di Confartigianato Grosseto Gianni Lamioni che si fa portavoce del settore ristorazione oramai allo stremo. 
“Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, come Confartigianato ha più volte ribadito, la sicurezza è sempre stata una priorità per le imprese della ristorazione che hanno investito per mettere in atto tutte le disposizioni anti Covid previste per tutelare la loro salute, ma anche quella dei clienti. Ricordiamo inoltre che gli  stessi imprenditori si sono sempre offerti di collaborare con le Autorità locali per garantire, ed eventualmente rafforzare, le misure chieste dal Governo. Per questi motivi, per la grave crisi economica dovuta alla chiusure di molte attività, per le molteplici difficoltà che la categoria è costretta ad affrontare in questo momento, la decisione del Governo rimane incomprensibile e totalmente in controtendenza con le reali necessità del Paese, del sistema imprenditoriale, di molte famiglie e dipendenti” “ L’accanimento contro questi imprenditori non trova motivazione – aggiunge Lamioni – perché dopo mesi di chiusura forzata oggi, chi non ha la possibilità di somministrare all’aperto, non  potrà tornare a lavorare e, comunque, chi ha uno spazio esterno lo potrà fare sperando nella clemenza del tempo e  mai oltre le ore 22. Decisioni che riteniamo umilianti visto che i ristoratori devono continuare  a pagare le spese vive, le tasse e i contributi. Ma non è tutto: la beffa arriva con l’impossibilità di avere liquidità dagli istituti bancari per far fronte alle necessità, perché spesso sono insolventi o perché non sono in regola con il Durc, cosa evidentemente impossibile visto che non lavorando da un anno, non hanno  potuto versare regolarmente i contributi previdenziali.  Scelte politiche che noi abbiamo sempre osteggiato – continua il presidente – perché malgrado la chiusura del settore ristorazione risalga all’ottobre 2020  non si è avuto un calo dei  contagi che, anzi,  hanno continuato ad aumentare.  Appaiono dunque ingiustificati i criteri e le condizioni imposte per le riaperture di ristoranti, bar, gelaterie, pizzerie, sia per gli investimenti fatti sotto il profilo della sicurezza, ma anche perché lo scorso anno, le attività di ristorazione furono fatte riaprire il 16 maggio, senza vaccini e vaccinati. La storia del Covid è anche la storia di molte “vittime economiche” dovute alla scarsa lungimiranza del nostro Governo – conclude il presidente –  per questo  riteniamo indispensabile la chiusura almeno alle 23 per i ristoranti e che non si vada oltre la data del 15 maggio per le somministrazioni anche all’interno, infine chiediamo indicazioni per lo svolgimento di cerimonie civili e religiose, evitando di aggravare la situazione delle attività di catering, ed in generale, le imprese della filiera degli eventi.

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