[adrotate banner=”6″]
Venerdì 7 dicembre sarà riconsegnata al cimitero la statua in bronzo del maestro Nado Canuti raffigurante un soldato caduto, danneggiata durante un tentativo di furto avvenuto lo scorso aprile. I lavori di restauro, su indicazione dello stesso Canuti, sono stati affidati allo studio di scultura d’arte Giorgio Angeli & C. Snc. Di Seravezza, in Versilia per una spesa di tremila settecento euro.
La statua verrà nuovamente posizionata all’interno del cimitero sopra il monumento ai caduti in guerra, un monumento ossario realizzato dall’amministrazione comunale nella metà degli anni ’60.
A trovare i resti dell’opera, una figura in bronzo di un caduto morente, erano stati subito dopo il furto due vigili urbani che l’avevano rinvenuta fuori dal muro del cimitero tagliata in pezzi e nascosta dietro alcuni oleandri. Con molta probabilità la statua era stata trafugata e nascosta dietro le piante per poterla recuperare con calma in un secondo momento.
Il sindaco, subito dopo il fatto, aveva evidenziato il danno soprattutto di natura morale, anche nei confronti di un artista di alto valore e di fama internazionale come Canuti.
Canuti ha donato diverse opere a Piombino, esposte in alcune piazze. Nato nel 1929 a Bettole di Siena, è stato un partigiano e dopo la guerra, nel 1950 ha deciso di dedicarsi alla pittura, alla scultura, alla grafica e all’oreficeria. Da quel momento ha esposto alla IX e X Quadriennale di Roma, ha tenuto numerose personali e collettive in Italia, Europa e America e dal 1966 si è dedicato principalmente alla scultura, alla grafica e all’arte orafa. Negli anni ’60 il suo linguaggio plastico si definisce di ascendenza espressionista e la sua scultura avanza verso la sintesi astratta, cercando il rigore della linea, l’essenzialità compatta, liscia e geometrica delle forme. Le tecniche usate sono il cemento fuso, scalpellinato e liscio, ma trovano spazio anche il marmo, l’alpacca, l’argento e soprattutto il bronzo. I soggetti preferiti possono essere definiti come forme assemblate per incastri, scomponibili e mutabili in un «metamorfismo» che diverrà il tratto caratteristico della sua scultura.