Piombino – I problemi dell’ Italian Food, sono i problemi di un’intera filiera produttiva

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I problemi dell’Italian Food, sono i problemi di un’intera filiera produttiva. Derivano dall’incapacità del Comune di pianificare la relazione tra attività produttive e tessuto urbano, dall’indifferenza delle istituzioni al comparto dell’agroindustria e della scarsa appetibilità del nostro territorio per le imprese.
Negli ultimi anni l’amministrazione è stata assente tanto da rischiare di allontanare da questo territorio un’azienda storica, che può giocare un ruolo nel rilancio economico della Val di Cornia, pur sacrificando le condizioni di vita dei residenti delle Coltie.
La prima, grave responsabilità amministrativa è aver lasciato morire tra burocrazia e indifferenza il protocollo d’intesa del 2012 che prevedeva lo spostamento dell’Italian Food al Campo alla Croce già dal 2014, oggi l’Amministrazione si trova in difficoltà sull’autorizzazione temporanea per i parcheggi, questione che evidenzia ancora una volta la difficile convivenza dell’azienda nell’area.
Altra grave responsabilità è l’assenza del Comune nelle politiche agricole di rafforzamento della filiera del pomodoro da industria. Così arriviamo ai risultati di oggi: il settore è in difficoltà e le prospettive di risolvere i problemi delle Coltie si allontanano.
Adesso è urgente agire su due piani. Quello contingente che deve mettere in condizione Petti di lavorare nella stagione 2019 con interventi temporanei resi necessari dai gravi errori che la politica ha commesso negli ultimi anni.
Quello strategico che deve sciogliere due nodi storici: la presenza dello stabilimento nel tessuto urbano e la coesione della filiera produttiva.
La posizione alle Coltie sacrifica le esigenze dei residenti, costretti a convivere con un’attività industriale, e dell’azienda compressa in un’area inadeguata, senza servizi e spazi adeguati allo sviluppo che il comparto merita.
Alla debolezza strutturale della filiera del pomodoro toscano da industria la Regione può reagire rafforzando il legame della fabbrica con i produttori locali con bandi per una filiera produttiva oggi a rischio in Val di Cornia, e il Comune deve agevolare il trasferimento a Campo alla Croce con tutti i mezzi a disposizione.
Le istituzioni nazionali devono riconoscere l’agroindustria come uno degli asset strategici per il rilancio dell’economia di un’area “di crisi complessa” come la Val di Cornia. Erano disposte a dar credito alle velleitarie ipotesi di Rebrab per insediare l’agroindustria a Piombino, non si vede perché non si debbano attivare in questo caso.
Solo così sarà più agevole rinsaldare rapporti tra produttori e Italian Food e tra fabbrica e tessuto urbano. Questo è uno degli esempi più significativi dei rischi che corriamo senza un cambiamento radicale nel metodo e nel merito amministrativo.

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