Una delegazione della Confesercenti provinciale di Livorno composta dal Presidente
Provinciale Maristella Calgaro, dal direttore Alessandro Ciapini ha incontrato il Prefetto dott.
D’Attilio mentre il Presidente Confesercenti sede Piombino Antonio Baronti e Federico
Lubrano hanno incontrato il Sindaco di Piombino Francensco Ferrari e L’Assessore Att.
Produttive Sabrina Nigro per lanciare un ennesimo grido di allarme e chiedere un aiuto
concreto per portare le imprese fuori dalla pandemia.
Oggi, dopo 395 dall’inizio della pandemia,- dichiara il presidente Antonio Baronti – le
imprese del Terziario, del Commercio, del Turismo sono ancora punto e a capo e scendono
in piazza in una mobilitazione diffusa prevalentemente mediatica per portare all’attenzione
delle istituzioni il dramma in cui migliaia di attività e di famiglie versano a causa delle
chiusure.
Vogliamo ribadire al rappresentante del Governo ed al primo cittadino – continua Baronti –
quanto siano state insufficienti le misure di sostegno ed i ristori messi in campo finora dal
governo e di quanto ci sia bisogno di provvedimenti immediati ed efficaci per consentire alle
imprese di poter lavorare, in sicurezza, e non perdere quella dignità di cui siamo orgogliosi.
Serve un Decreto Imprese adeguato e rispondente alle perdite che le imprese hanno subito.
Che cosa succederà quando termineranno le moratorie bancarie? Che cosa succederà quando
dovremo pagare le tasse? Molti imprenditori, oggi, hanno il DURC irregolare e non potranno
neanche accedere ai contributi regionali: oltre al danno la beffa – conclude la presidente.
Evidenziamo con responsabilità un disagio, che rischia di trasformarsi in una rabbia ormai
ampiamente diffusa. Non vogliamo elemosine, vogliamo lavorare.
“Abbiamo ascoltato con attenzione le parole della delegazione di Confesercenti – spiegano il
sindaco Francesco Ferrari e l’assessore alle Attività produttive sabrina Nigro -. Sono ancora
troppi i negozi chiusi, troppe le incongruenze nella distinzione tra vendita di beni per bambini
e per adulti, nella disposizione che stabilisce, in zona gialla o arancione, l’apertura dei
ristoranti a pranzo ma non a cena per poi chiuderli totalmente, nonostante il numero
contingentato, nei giorni di fascia rossa. Si parla di un ristoro per bar e ristoranti in misura
assolutamente insufficiente ma poi nessuno parla più di parrucchieri, delle agenzie di viaggio,
degli ambulanti, delle palestre, di scuole di danza e di musica, di centri sportivi ed estetici, e di
tantissime altre attività oramai in un incubo profondo che rischia di uccidere. E ancora, altro
esempio: non sono ancora previsti ristori per chi ha un negozio di abbigliamento e che si trova
a perdere i proventi del periodo più fruttuoso dell’anno. Né aiuti paiono in vista per le partite
Iva che hanno ridotto sensibilmente il proprio fatturato. Continueremo a farci portavoce di
tutte queste preoccupazioni ancora una volta scrivendo al Governo, principale soggetto
titolato a trovare le soluzioni necessarie ad una crisi così complessa, e al contempo metteremo
in atto ciò che compete al Comune, in sintonia con le associazioni di categoria, per difendere il
tessuto produttivo del nostro territorio.”
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