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Durante tutta la durata dell’evento una grande caccia al tesoro per scoprire la città e “Gli altri animali fantastici”. La mostra aperta fino al 3 novembre.
Un unico reperto, una scultura tanto antica quanto misteriosa, una sfinge etrusca risalente al VI secolo a.C e proveniente dalla necropoli dell’Osteria a Vulci (Vt). Sarà questa statua la protagonista della mostra “La Sfinge di Vulci” che sarà esposta al Museo Archeologico Giovannangelo Camporeale di Massa Marittima (Gr), in Piazza Garibaldi, dal 3 agosto al 3 novembre 2019. Un progetto espositivo realizzato nell’ambito delle Notti dell’Archeologia in collaborazione con la Regione Toscana. L’inaugurazione si terrà sabato 2 agosto alle 21.15 con l’intervento di Carlo Casi, curatore della mostra e direttore del Parco archeologico di Vulci. L’evento è frutto di un’importante collaborazione fra la Fondazione Vulci, la Soprintendenza dell’Etruria Meridionale e i Musei di Massa Marittima, la Cooperativa Sociale Zoe, e delle riviste Archeo e Medioevo, ed è realizzata con il finanziamento regionale destinato ai musei di rilevanza. Stamani in occasione dell’arrivo della statua a Massa Marittima si è svolta la presentazione dell’evento. A fare gli onori di casa il sindaco Marcello Giuntini, l’assessore alla cultura Irene Marconi e la direttrice dei musei di Massa Marittima Roberta Pieraccioli. “Come Amministrazione siamo orgogliosi di ospitare questo prezioso reperto archeologico – ha detto l’assessore Irene Marconi – perché arricchisce la nostra proposta culturale con una mostra di grande interesse scientifico”. “Un evento reso possibile grazie alla Cooperativa Zoe che gestisce i nostri musei e che ci ha proposto questo progetto – ha aggiunto Roberta Pieraccioli – , e alla collaborazione di Vulci che spero sia solo la prima”.
La Sfinge di Vulci sarà esposta in una sala al primo piano del Museo e accompagnata da pannelli informativi e grafici per far comprendere ai visitatori la sua storia e i suoi significati. Scolpita nel nenfro, roccia tufacea di origine vulcanica, testa di donna, corpo di leone, coda di serpente e ali d’aquila, la Sfinge di Vulci sfoggia tutta la sua antica e imperturbabile bellezza appoggiata sulle zampe, nella sua mole scolpita in nero, a evocare il suo ruolo di “guardiana” con lo scopo di proteggere i defunti e accompagnarli nell’Aldilà. “A queste sculture – precisa il direttore del Parco Archeologico di Vulci Carlo Casi -, che riproducono soprattutto sfingi, leoni, pantere, arieti, centauri e mostri marini, almeno in origine era demandato il compito di tenere lontano l’influsso degli spiriti maligni ma ben presto la loro prerogativa divenne quella di “guardiani” destinati a vegliare sulla pace dei morti e a tener lontano gli avversari che volessero turbarne la quiete. In altre parole avevano il compito di essere buone compagne di viaggio dei defunti”.
Questa straordinaria statua funeraria è stata ritrovata dagli archeologi durante una campagna di scavo nel 2012, grazie anche ad un finanziamento della Regione Lazio, nella necropoli dell’Osteria di Vulci, uno dei più importanti centri dell’Etruria. Già nota dall’800, la necropoli ha già svelato alcune delle più importanti testimonianze funerarie di Vulci a partire dalla metà dell’VIII secolo a.C. Nel corso dello scavo è stata in particolare individuata la tomba 14, nota come “Tomba della Sfinge”, monumentale ipogeo funerario risalente al VI secolo a.C. Le eccezionali dimensioni del lungo dromos (m 28), tramite il quale si accedeva al vestibolo ed alle camere funerarie, testimoniano l’importanza della famiglia che qui seppelliva i suoi membri. La Sfinge era sepolta li, probabilmente collocata all’ingresso della sepoltura. Con lei anche una seconda testa di sfinge, databile al VI secolo a.C sempre in nenfro per ribadire che l’impiego della statuaria in pietre di origine vulcanica nell’apparato decorativo delle necropoli di Vulci a partire dal 600 a. C. non ha equivalenti in altre zone dell’Etruria. Nel territorio di Vulci infatti, si è sviluppata una vera e propria tradizione, che ha dato vita ad una fiorente attività specialistica proseguita, senza soluzione di continuità, per quasi un secolo di riproduzione di queste figure ponendole all’ingresso delle tombe.
Per tutta la durata della mostra si svolgerà anche una caccia al tesoro per bambini e famiglie, una sorta di gioco alla ”Caccia agli animali fantastici” nel centro storico e nei musei di Massa Marittima. Un modo per conoscere la città tra le più ricche d’arte della Toscana del sud, rifugio e tana di “animali fantastici”, alla ricerca delle creature mitologiche che hanno popolato l’immaginario degli uomini antichi, dagli Etruschi al Medioevo fino ai nostri giorni. Usando la mappa che i visitatori troveranno nei musei della città, si può seguire un percorso alla ricerca degli “anamali fantastici”, per scoprire quali sono, dove si nascondono, che poteri hanno e da dove arrivano. Ogni volta che sarà trovato un animale, si potrà scattare una foto e postarla sui social con l’hashtag #museidimassamarittima. Con la foto sul proprio dispositivo si potrà andare al museo massetano più vicino dove gli operatori proporranno un indovinello, chi risponde in modo giusto avrà catturato il suo animale fantastico e alla fine della caccia si potrà avere un ricordo di questa esperienza. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 31 agosto tutti i giorni dalle ore 11 alle ore 13 e dalle 15 alle 18. Dal 1 settembre al 3 novembre con gli stessi orari ma chiusa il lunedì. L’accesso è compreso nel prezzo del biglietto del Museo Archeologico Etrusco Giovannangelo Camporeale. Info: 0566906366, email: museimassam@coopzoe.it