[adrotate banner=”6″]
“Colui il cui cuore è resuscitato dall’amore non morirà mai”.
(Proverbio persiano)
La mostra intende porsi come un viaggio dell’anima nella Natura della Persia, paese di antichissime e affascinanti origini. Le opere (sette sculture in ottone e una tela) si riferiscono ai principali elementi naturali – acqua, aria, terra e fuoco – che si intrecciano con le antiche sonorità persiane… queste opere sono piene di vitalità e vogliono comunicarla allo spettatore, oltrepassando la materia.
L’artista ha scelto il tema della natura poiché la Persia, oltre ad essere una civiltà ricca di arte, è un paese con paesaggi estremamente vari che suscitano diverse emozioni e sensazioni: il silenzioso deserto, il canto magico delle montagne innevate, le voci e i profumi delle spezie dei bazar, il canto sacro delle antiche moschee, fino alle dolcezze delle onde del Mar Caspio.
Tutte le opere rispecchiano questi paesaggi e con il loro movimento, che non rimane imprigionato nell’ottone, portano lo spettatore a immergersi in antiche e profonde emozioni. Per l’elemento acqua è stato scelto di realizzare una tela: il quadrato in rilievo al centro racchiude simbolicamente una fonte d’acqua, ricordando così le antiche oasi del deserto persiano.
Tutte le opere sono state realizzate a Teheran per rendere più autentico il loro significato, come se la materia assorbisse la storia, i profumi e i canti della Persia, mentre la scelta del titolo sta a significare sia i frammenti dei ricordi che sono stati portati in Italia, sia i frammenti di un’antica civiltà che, ormai, è come un lontano sogno.
Faraji, dunque, non si rifà alla tradizionale iconografia persiana, vuole invece partire dal suo vissuto, dal suo modo di sentire e vedere il mondo – proprio di un’altra cultura- per proporre opere di gusto contemporaneo, occidentale.
Possiamo dire che si tratta di un’arte con radici persiane che guarda all’Europa, rivisitata in chiave internazionale.
Gian Paolo Bonesini
gallerista e curatore